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  >  IDEE DI VIAGGIO   >  Blog tour a Genova: il racconto di un weekend sorprendente

Genova. E poi ti innamori. E non conta più chiedersi perché ora e non prima. Conta quel che ora sai e che prima non sapevi. Il mare che si ingolfa, morbido, dentro la montagna. L’industria verticale e slanciata che si arriccia dentro i caruggi, come radici filamentose. Le ‘creuze’ salmastre che risalgono le alture e si fanno dolci. La luce all’orizzonte che alleggerisce il volto, le cime che appesantiscono le spalle.

Sfiori Genova e capisci perché l’ha creata Giano. Lei ti accarezza e scopri che è fatta di carne, che Galatea vive. E’ amore. Ti chiedi perché hai aspettato anni per passarci un paio dei tuoi tantissimi giorni, ma non hai tempo da perdere. Hai una cinquantina di ore e piuttosto preferiresti giocare ai sei Cantoni – non quattro – tra Ponte Carraccio e Ponte Parodi, passando per Assereto, Colombo, Doria e quello dei Mille.

Partite venerdì, se potete. Cercate di arrivare a Genova la sera di venerdì e buttatevi subito nei vicoli, al buio. Anche se siete stanchi, uscite subito. Scegliete una cucineria qualunque, ma se siete scivolati fino al Porto Antico pregate di trovare uno strapuntino da Cavour 21 o dalla Mandragola.

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Sveglia presto, ci sono le Botteghe storiche. Sono oltre 30 esercizi in attività da almeno 70 anni – ma arrivano fino a 200 anni – che hanno conservato l’architettura, gli arredi e le attrezzature tradizionali. Li riconoscete dalla preziosa targa esposta all’entrata. Chiedete ospitalità e scoprirete una generosità poco narrata. Dentro, tra questi locali degli edifici antichi del centro, entrerete nelle storie di Genova. Una di queste è il Pandolce, narrazione di passione, identità, festa e palato. La storia del Re del Natale genovese e dei biscotti del Lagaccio l’abbiamo scoperta nella pasticceria Tagliafico.

pandolce-genova-tagliafico-pasticceriaIl primo laboratorio nasce a fine 800 quando Giacomo, cuoco sulla rotta tra Genova e l’America Latina, apre con un socio una pasticceria nel cuore di Buenos Aires. La moglie però non vuole fare la traversata, così Giacomo vende oltreoceano e nei primi anni del 900 apre un negozio tutto suo in Piazza del Cavalletto. Oggi di Giacomo ce n’è un altro, con i figli Lorenzo, Anna e Filippo, ma i Tagliafico sono sempre gli stessi. Stesse le macchine, stesse le dosi perfette del Pandolce, stessa l’imperfezione dei biscotti del Lagaccio, strappati ai lati, ché a tagliarli di netto si farebbe orrore alla mano che li prende. Giacomo Tagliafico, il pronipote del fondatore, è un’artista della perfetta imperfezione del Lagaccio

Cosa sorseggiava, sfiorando sottili porcellane, la bella Società del Magnasco? Il preziosissimo caffè e la raffinatissima cioccolata importate dalla ricca e potente Repubblica da ogni angolo del mondo.

Il giovanissimo Eugenio Boccardo, una manciata di 20 anni in tasca, sta raccogliendo dal padre Alessandro la tradizione dell’antica fabbrica di cioccolato Romeo Viganotti di cui è titolare dal 1999. Fondato nel 1866 il laboratorio è rimasto immutato, macchine e stampi, ma ogni giorno cambiano i movimenti e le creazioni.

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Boeri, praline, fantasie speziate, fondenti e al latte, le ginevrine e le gocce di rosolio. Ma anche la Rete, i Social Network e le Fiere fino in Giappone per annusare i gusti e gli esperimenti altrui. Perché scoprire è creare. Come Genova.

Facciamo sera nel centro storico, in un intricato dedalo di vicoli: i caruggi. Poi sbocciano le piazzette, improvvise. E nei vicoli si rincorrono gli odori, i sapori, gli umori. Rincorreteli. Perdetevi dentro Genova, perché vi ritroverà. Agli incroci sollevate lo sguardo: le edicole votive vi sorvegliano. Genova abbraccia in silenzio. L’unica cosa di cui è avara è di parole, ma dopo avervi accolto è un profluvio di aneddoti. Pur sempre marinai!

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La stanchezza addomestica la fame. Godiamoci la cena. Pesto e Vermentino. Pansoti di zucca e Ravioli di carciofi. Stoccafisso, Bagnun, Sciattamaio e Capponalda. Marò di fave e Condiggion. Pandolce e Quaresimali. Ma in verità, qualunque pietanza vi darà la pace. E il locale, credete, sarà onesto delle mura che vi ospitano. Mangiate con gli occhi. Passeggiate, a sera, fino al Duomo, la Cattedrale di San Lorenzo. Al buio baluginante brillano le strisce bianche. Buonanotte.

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foto by Markus Wiedemeier

Domenica mattina ripartite dal Duomo, il bagliore luminoso fa brillare le strisce nere. Della sua storia, della Cattedrale, e dell’arte son piene le guide che avete in tasca. Ma dei Leoni veneziani scolpiti nella paura, con la coda ingabbiata tra le gambe, val bene ricordare per capire l’Arte di Genova che non solo d’Arte è fatta. Per capire i genovesi girate attorno al Duomo, sul lato sinistro. La scacchiera di marmo incastonata sul muro fu collocata dopo il bombardamento inglese del 1941. Serviva marmo per la ricostruzione e la popolazione donò quel che poteva. Forse, il muro nasconde pezzi e pedoni.

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Street Food? Mangiamo in italiano, un bel panino e infarciamocelo da soli. Perciò, festina lente verso il Mercato Orientale, vicino alla porta di levante della città. Progetto iniziale, del 1699, destinato al chiostro del convento di N.S. della Consolazione e inaugurazione, tra spezie e leccornie, nel 1899. Dentro regna ancora il silenzio, ma non è un omaggio al Convento mancato è educazione e riservatezza. L’intenso profumo di basilico, invece, non chiede scusa né permesso.

mercato-orientale-genovaSazi? Allora, al Palazzo Ducale, uno dei più prestigiosi simboli della città. L’ingresso monumentale dalla piazza, poi, dentro, una piazza al coperto prima di entrare. Genova accoglie. E nel dubbio, ti accoglie ancora.

L’ampio scalone che conduce dall’atrio alle logge del piano nobile ci offre la mostra Dagli impressionisti a Picasso, cinquantadue capolavori dal Detroit Institut of Arts. Le opere resteranno a Genova fino al 10 aprile 2016.

Scendiamo al Porto Antico, riprogettato da Renzo Piano nel 1992, il nuovo salotto della città. Aperitivo, cena, shopping, film, una pattinata sul ghiaccio o un tuffo in piscina. Poi, scegliete tra l’Acquario – il più grande in Europa – dove sono appena nati un cucciolo di lamantino, uno di delfino e uno di squalo zebra, e il Bigo, l’ascensore panoramico che prende il nome delle antiche gru da carico manuali.

acquario-genovaScegliete tra la Biosfera e la Città dei Bambini. Scegliete tra il Museo Luzzati, all’interno dell’antica Porta Siberia e dedicato al famoso scenografo genovese, e il Museo Nazionale dell’Antartide, sulla storia delle spedizioni italiane sul continente più lontano e misterioso. Scegliete quel che volete, siete sempre al Porto Antico.

porto-antico-genova-renzo-pianoImbruna. Soirée al Carlo Felice, il teatro dell’Opera, completamente ricostruito dopo i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Anche questa è una piazza di popolo nella piazza della città, tra Galleria Mazzini e piazza De Ferrari. Prendete quel che offre il Cartellone, la pesca è sempre meravigliosa. A noi, in sorte, sono andati Il Mandarino meraviglioso, musica di Béla Bartók, Syncope, musica in controtempo e immagini con orchestra e coro del Carlo Felice diretti da Nicholas Brochot e Bolero con Diana Vishneva, principal étoile dell’American Ballet Theatre dal 2005. Non è fortuna. E’ normale, Al Carlo Felice.

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Ciao Genova, si parte. E finalmente c’è tempo per quella domanda per cui tempo non c’era. Perché ho aspettato anni per passare a Genova un paio dei miei tantissimi giorni? Perché mi sbagliavo.

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Per informazioni sulla città, sugli eventi e sulle offerte turistiche visitate il portale ufficiale della città di Genova www.visitgenoa.it

 Permettetemi un ringraziamento di cuore al Comune di Genova per avermi invitata a conoscere la città e guidata alla scoperta della sua arte, cultura e tipicità straordinarie, all’Assessore al Turismo di Genova Carla Sibilla per i preziosi ‘consigli di viaggio’ che mi ha confidato nell’intervista che potete ascoltare qui  e alle famiglie Tagliafico e Boccardo per avermi aperto le porte delle loro botteghe e avermi narrato storie e ricette che custodirò con cura. A presto Genova, non è una promessa da marinaio!

Chiara

#genovamorethanthis-genova-more-than-this