Adoro fare la spesa nei mercati alimentari, gironzolare osservando la varietà di frutta e verdura esposta ordinatamente sui banchi, farsi raccontare dal fruttivendolo la storia di quella particolare varietà di frutta, scambiarsi ricette con il macellaio che si compiace del fatto che, per fortuna, ci sono ancora dei “giovani” che apprezzano ancora i tagli di carne considerati di “serie B” alla base della cucina tradizionale romanesca, “che signorì, ormai ‘ste cose i ggiovani non le conoscono più”..
Toccare, annusare, assaggiare, perdersi in quell’allegra confusione che caratterizza un po’ tutti i mercati romani mi mette addosso una bella sensazione. Comprare le uova solo in quel banco lì, perché le sue sono le migliori del mondo, restare incantata di fronte al banco del pesce e scoprire una varietà che ancora non conoscevo e farsi dare consigli su come cucinarla al meglio..
“E questo come lo cucino?” “Ce fai i paccheri: un trito de scalogno e olio, du’ pomodorini spaccati, ‘na manciatina de capperi e poi quanno fai saltà la pasta aggiungi er pesce tagliato a cubettini, alla fine ‘na bella sporverata de pepe e qualche foglia de mentuccia e dimme che te magni…”
E scambiarsi ricette con le vecchine che ancora scendono di persona a fare la spesa con il loro carrellino (e fidatevi, sono quelle da seguire perché la sanno molto più lunga degli altri) e ti regalano sorrisi sdentati e consigli come cuocere i gambi delle zucchine “si ho capito, quelli in Sicilia si chiamano tenerume” e scoprire che qui a Roma invece li chiamano “grattaculo” e riderne a crepapelle… “E m’ariccomanno.. metticela l’acciughettà.. Hai capito, nì?”
Il calore delle persone, oltre che l’indiscussa migliore qualità del cibo, è quello che mi fa preferire il mercato al supermercato, anche a costo di attraversare la città. A dire il vero a volte mi piace andare al mercato anche se non devo fare la spesa, tanto poi alla fine torno inevitabilmente con qualche sacchettino..
Uno dei mercati dove vado più spesso, sia per motivi affettivi che per motivi logistici, è quello di Testaccio. Nella nuova sede, una struttura moderna, che ricorda una grossa serra, il mercato ha sicuramente perso parte del suo fascino di mercato di piazza, quella dove aveva sede fino a qualche anno fa, la storica Piazza Testaccio. Ne ha guadagnato l’intero quartiere, però, con una splendida piazza restituita dopo i lunghi lavori di restauro ai suoi abitanti, in tutta la sua spettacolare bellezza.
Però questo “nuovo” mercato di Testaccio ha iniziato nel corso del tempo ad assumere anche una nuova veste. Non più solo mercato alimentare con moltissimi banchi di frutta e verdura, pesce, macellerie, panetterie e “pizzicherie”, nella nuova struttura sono nate, infatti, negli ultimi anni moltissime piccole attività commerciali collaterali, a partire dal bar al centro del mercato con i suoi tavolini che ricrea una piccola “piazzetta”, e molti altri banchi sono stati trasformati in piccoli negozi che vendono un po’ di tutto: abbigliamento, scarpe, complementi d’arredo, oggettistica, fiori e moltissime piccole attività di ristorazione, fondamentalmente improntate sullo “street food”. Insomma il mercato di Testaccio non è più solo un posto dove andare a fare la spesa, ma anche un luogo dove fermarsi a mangiare qualcosa, incontrarsi con un amico per un aperitivo, passare una piacevole mattinata.
Tra le varie attività di piccola ristorazione sorte all’interno del nuovo mercato, ce n’è una che è ormai diventata per me una tappa obbligata ogni volta che mi trovo al mercato intorno all’ora di pranzo. Sto parlando del banco di Mordi e Vai, il panino romanesco. I panini preparati dal signor Sergio, da me ribattezzato il “Robert de Niro de’ Noantri” per la sorprendente somiglianza con il famoso attore, hanno il potere di riconciliarvi con il mondo nella peggiore delle vostre giornate, di riallinearvi con l’universo, di risistemarvi i chakra meglio di una seduta di training autogeno..
Non a caso il chiosco “Mordi e Vai“ è in breve tempo diventato una vera e propria istituzione per gli amanti della cucina romanesca e gli appassionati dello street food roman style, tanto che se capitate da queste parti dopo mezzogiorno, dovrete munirvi di numeretto smalticoda e paziente attesa, che viene però ampiamente ripagata dall’assaggio. Con la sua tradizione familiare nel settore della macelleria e della ristorazione alle spalle, il simpaticissimo signor Sergio propone indimenticabili panini farciti con i piatti tradizionali della cucina popolare romanesca: trippa alla romana con mentuccia e pecorino, coratella di agnello con i carciofi, bollito alla Picchiapò, carciofo alla romana con pecorino, broccoli e salsiccia, le meravigliose polpette di bollito e il suo “numero uno”, il panino con “l’allesso”, ovvero un indimenticabile, tenerissimo e succulento bollito di carne di scottona, buono da resuscitare i morti, da gustare accompagnato con la salsa verde preparata in casa o dalla “cicorietta ripassata” (che resta la mia versione preferita).
Tutto il bendiddio che finisce dentro le indimenticabili ciabattine croccanti dei panini di Mordi e Vai è anche disponibile in versione a portar via in comode vaschette ed amorevolmente cucinato dalla moglie di Sergio, capace di coniugare l’eccellenza delle materie prime e la tradizione delle ricette, il tutto reinterpretato nella chiave moderna della versione “cibo da strada”, oggi particolarmente di moda. Qualità che si ritrova anche nella scelta del pane, delle ciabattine che Sergio si fa preparare appositamente da un fornaio di fiducia, dalla crosta croccante e dalla mollica soffice, ideale per accogliere ed assorbire gli intigoli più succulenti. Una formula vincente, a giudicare dal sempre nutrito capannello di clienti in attesa davanti al chiosco, dove non mancano per altro numerosi turisti stranieri che vengono apposta per assaggiare le sue specialità.
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